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Flora

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Non si possiede un censimento completo che quantifichi la ricchezza floristica del territorio attraversato dall’Oglio.

Si può tuttavia affermare che le specie arboree e arbustive più diffuse lungo il Fiume sono i salici, (Salix alba, S. purpurea, S. eleagnos) gli ontani bianchi e neri (Alnus incana, A. glutinosa), i pioppi (Populus alba, P. nigra), il sambuco (Sambucus nigra), il berretto da prete (Euonymus europaeus) e il sanguinello (Cornus sanguinea). La parte superiore del corso, da Edolo alla sorgente, ha carattere torrentizio ed è sempre orlata da una intensa vegetazione arborea che si riduce ad arbusti presso la sorgente ed è composta soprattutto da salici. Una specie in forte aumento è il nocciolo (Corylus avellana) che, man mano si risale il corso del Fiume, diventa sempre più presente e opportunista, nel senso che tende a colonizzare i coltivi presso le sponde, soprattutto se abbandonati.

Singolare il caso della tamerice alpina (Myricaria germanica), che negli scorsi anni era ormai ridotta a sole due stazioni in alta Val Camonica: in Val Grande di Vezza d’Oglio e in Valle delle Messi. Fortunatamente questa bella e rara specie è tornata a popolare in discreta quantità anche il torrente Narcanello uno dei primi contributori del Fiume Oglio.

Dal punto di vista della flora erbacea, numerose sono le felci e le altre specie autoctone presenti lungo tutto il corso del Fiume ed affluenti. Fra di loro ve ne sono alcune rare, comprese nella lista rossa della Flora Italiana (specie da proteggere) e negli elenchi delle specie di cui è proibita o regolamentata la raccolta (LR. 10/2008). Tra queste troviamo varie piante a bulbo (geofite) rare o di particolare bellezza, come Allium ursinum, Corydalis cava, Gagea lutea, Scilla bifolia, Galanthus nivalis, Leucojum vernum  e L. aestivum  (una sola stazione).

Presso lo sbocco nel Sebino, inoltre, è ubicata l’unica popolazione ancora documentata per la porzione meridionale delle Alpi di Typha minima, contornata da Equisetum palustre  e nelle vicinanze da Iris pseudacorus, Oenanthe acquatica, Rumex palustrise da rare orchidee (Dactylorhiza incarnata ).

Importante è pure la componente esotica della flora fluviale, che ammonta a circa 100 specie considerate le neofite (introdotte dopo il 1492, scoperta dell’America) e archeofite, ossia specie antiche che hanno accompagnato l’uomo nelle sue migrazioni e coltivazioni. Le specie esotiche, a volte di grande bellezza, hanno mutato il paesaggio fluviale soprattutto nell’ultimo secolo, assegnadogli una fisionomia insolita fatta di colori vivaci e piante opportuniste.

Se dal punto di vista fitogeografico la presenza di questa Flora può rappresentare una significativa alterazione, dal punto di vista ecologico è sintomo di nuove ricerche di equilibri che sempre di più coinvolgono l’uomo nel governo degli habitat con scelte di contenimento di alcune specie che possono rappresentare pericolo per la salute, quali Ambrosia artemisiifolia (proveniente dall’America) ed Heracleum mantegazzianum (di origini asiatiche) che costituiscono, la prima una importante causa di allergie e la seconda un pericoloso agente infiammatorio della cute.